Un decoder che legge il discorso nel cervello

 

 

LORENZO L. BORGIA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XX – 06 maggio 2023.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

 

Quando un sogno si realizza, bisogna che qualcuno

ci mostri e ci spieghi la sua realizzazione, perché

una volta realizzato ogni sogno perde il suo fascino,

diventa cosa comune e si rischia che passi inosservato.

[Gerald Edelman, Morphology and the mind, Pisa][1]

 

 

Dopo l’illusione del secolo scorso, di una facile decifrabilità localizzatrice dell’organizzazione della funzione verbale nel cervello, è stato evidente che lo sviluppo dell’informazione comunicativa in entrata e in uscita da parte delle reti cerebrali interconnesse con i circuiti della cognizione, per essere compreso nella sua intima ratio biologica e nei dettagli di specializzazione e sintesi, richiederà ancora un lungo percorso di ricerca. Questo studio non è solo necessario per soddisfare la curiosità scientifica circa le basi della facoltà della parola che rende unica la nostra specie e che ha consentito di creare, a partire dalla codifica vocale della comunicazione, i codici alla base di tutte quelle elaborazioni meditate e ragionate del pensiero che hanno costituito la cultura alfabetica e tutte le branche del sapere, ma è necessario anche per una migliore conoscenza diagnostica dei disturbi del linguaggio e per una più efficace terapia.

Accanto allo studio tradizionale bottom-up delle basi neurobiologiche e neurofisiologiche delle varie forme della comunicazione verbale umana, da alcuni decenni vi è lo studio che indaga come fenomeni discreti i processi collegati alle immagini funzionali del cervello durante la produzione del linguaggio e, in parte, durante l’ascolto della parola. È risultata subito evidente l’utilità della realizzazione di interfacce cervello/computer (BCI) per la decodifica delle immagini cerebrali quali basi lessicali e semantiche del linguaggio.

I decodificatori o decoder del linguaggio parlato non invasivi di cui si dispone attualmente possono identificare correttamente nel cervello stimoli provenienti da un ristretto novero di parole o frasi. Jerry Tang e colleghi del Dipartimento di Scienza dei Computer dell’Università del Texas ad Austin hanno sviluppato un’interfaccia cervello/computer che decodifica il linguaggio nel suo fluire continuo, come nel discorso, da registrazioni non invasive. Questo nuovo decoder, che ricostruisce ciò che sta dicendo una persona mentre parla dalle rappresentazioni semantiche corticali, può avere molte applicazioni scientifiche e pratiche.

(Tang J. et al., Semantic reconstruction of continuous language from non-invasive brain recordings. Nature Neuroscience 26, 858-866, 2023 – Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-023-01304-9, 2023).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Computer Science, University of Texas at Austin, Austin, TX (USA).

Le BCI sono considerate strumenti di brain reading, ossia “lettura del cervello”, e non della mente come vuole la divulgazione, perché non leggono i contenuti del pensiero verbale così come ciascuno di noi li concepisce nella propria lingua madre, ma rilevano, distinguono e registrano stati di attività funzionale del cervello corrispondenti a passi discreti di un processo, quale quello di produzione di una sequenza di parole o di una sequenza di frasi[2].

Jerry Tang e colleghi hanno basato il loro studio e la loro realizzazione di un decoder cerebrale non-invasivo del flusso di linguaggio, sulla rappresentazione semantica ricavata dalle immagini della metodica di risonanza magnetica funzionale (fMRI, da functional magnetic resonance imaging) del cervello attivo durante l’esecuzione individuale della lingua correntemente parlata dai volontari. La registrazione delle rappresentazioni semantiche corticali si è basata sulle certezze fornite dagli studi precedenti.

Vediamo come funziona questo decodificatore semantico del flusso verbale. Data una nuova registrazione cerebrale, in una sessione di prova in atto con i volontari, questo decoder genera sequenze di parole intellegibili che recuperano il significato 1) del discorso percepito; 2) del discorso immaginato; 3) perfino dei video silenti. Tale prestazione dimostra che un singolo decoder come questo può essere impiegato per una gamma di compiti sperimentali differenti e per studiare vari tipi di discrepanza tra processi cerebrali e fenomenica esecutiva o recettiva.

Un aspetto particolarmente interessante per la ricerca sulle basi neurofunzionali del linguaggio verbale è che gli autori dello studio hanno potuto decodificare il linguaggio continuo separatamente da differenti regioni del cervello; fatto che conferma l’elaborazione in parallelo dello stesso messaggio per tutti gli usi cognitivi.

Un aspetto rilevante in termini medico-legali e bioetici, ma che a noi può apparire solo come una curiosità, è che il dispositivo di decodifica, per essere brevettato e impiegato, deve rispettare la privacy mentale; Jerry Tang e colleghi, per verificare la presenza di questo requisito, hanno condotto specifici esperimenti. In particolare, i ricercatori hanno verificato se una decodifica efficace si può avere a dispetto della volontà del soggetto di consentire la lettura nella sua mente di cosa pensa di dire o di cosa stia elaborando come pensiero verbale in silenzio.

Ebbene, gli esperimenti di verifica circa il ruolo della cooperazione del soggetto per una efficace decodifica cerebrale del flusso semantico, hanno dimostrato che la cooperazione della persona sottoposta a lettura degli stati funzionali associati al linguaggio è indispensabile sia nella fase di training del decoder sia nella fase di applicazione per l’uso.

In conclusione, questo studio dimostra l’utilizzabilità, l’utilità e l’efficacia di una nuova interfaccia cervello/computer per decodificare il discorso, che sicuramente troverà ampia applicazione.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-06 maggio 2023

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] L’esergo è tratto dal corso Morphology and the mind tenuto dal Premio Nobel Gerald Maurice Edelman presso la Scuola Normale Superiore di Pisa e si riferisce alla realizzazione di automi con cervello artificiale in grado di evolvere per autoselezione come i “Darwin I-IV” e “Nomad”, che aveva una vera e propria struttura robotica.

[2] Questione differente da quella della decodifica del codice neurale ossia del codice neurobiologico intrinseco di comunicazione dell’informazione all’interno del cervello; un livello che costituisce un’importante branca di indagine neuroscientifica che seguiamo con assidua attenzione.